Della Leva ed altre Forze

Mi ricorderò finché campo della mia professoressa di Fisica del biennio delle superiori, non già per le sue lezioni o per le nozioni che mi ha trasmesso – era assolutamente ferrata nella sua materia, niente da ridire – quanto per due motivi particolari. Il primo: era pazza da legare, fusa, completamente svalvolata. Nata a cavallo delle guerre, figlia – pare – di un generale dell’esercito nel corso della seconda, si era fatta da ragazzina tutta la campagna d’Africa senza evidentemente sufficiente protezione solare per la testa e a sentire le cose che i suoi stessi colleghi ci raccontavano aveva già da allora la sabbia del deserto al posto del cervello. Stiamo parlando di una persona che interrogava in una classe l’argomento spiegato in un’altra, di una che accettava come giustificazione del ritardo “ha bucato il treno”, di una capace di perdersi il registro personale al bar e di accusare gli alunni di averglielo rubato. Questo così, tanto per inquadrare il personaggio.

Il secondo motivo: dalla sua bocca ho sentito uscire una frase leggendaria, qualcosa di cui precedentemente avevo avuto notizia solo per interposta persona con riferimento a bisnonni defunti. Sto parlando della mitica frase: “Vi ci vorrebbe una passata di Mussolini!”.

Il tempo passa, molte cose cambiano ma la Fisica di base, mi dicono, è sempre la stessa: la leva è dunque ancora una macchina semplice costituita da un’asta rigida capace di muoversi intorno a un punto fisso detto fulcro (la definizione di Wikipedia è da manuale). Come questa si comporta dipende però dalle forze che vi sono applicate, dai loro bracci, dai momenti, dal fatto che essa sia vantaggiosa, svantaggiosa o neutra.

E poi c’è l’altra Leva…

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No, non quella di Kronk e Yzma. E neanche quella calcistica del’68.

Parliamo di quella che pensavamo di esserci buttati alle spalle nel 2005 ma che silenziosamente ha continuato a vivere tra le pieghe della Costituzione e che a breve potrebbe tornare a galla tramite gli sforzi di chi si ricorda della Costituzione solo quando gli fa comodo.

Ebbene sì: è sufficiente fare una piccola ricerca (ancora su Wikipedia perché sono pigro) per scoprire che il servizio militare obbligatorio è previsto dalla Costituzione ed in quanto tale non può essere abolito – a meno, ovviamente, di non modificare la Costituzione (ma in Italia probabilmente sarebbe più facile cambiare la Fisica di base). D’altro canto la Costituzione stessa demanda alla legge i modi e i tempi con cui gestire l’argomento.

Attualmente la Leva Obbligatoria si intende “sospesa”: stando alla legge in vigore, lo Stato ha ancora il potere di imporre una coscrizione nel momento in cui si verifichi una di queste due condizioni: A) si entra in stato di guerra o B) una crisi internazionale in cui l’Italia è coinvolta giustifica ed esige un incremento delle forze armate.

Posto che l’Italia non è in guerra – o almeno non lo era l’ultima volta che ho controllato – potremmo argomentare che sulla crisi internazionale “ci stiamo lavorando”. Ed è questo il fulcro della questione: un abile stratega – o capitano che sia – si fa i conti delle risorse prima di scendere in campo e certamente non vuole farsi trovare impreparato nel momento in cui il conflitto scoppierà. Non deve stupire pertanto se improvvisamente si è ricominciato a parlare di Leva: probabilmente servono qualcosa come otto milioni di baionette, e servono subito! Mica si può aspettare a quando l’ultimo rimasuglio di diplomazia internazionale avrà definitivamente fallito, travolto dal sovranismo, dal protezionismo, dal razzismo, dalla xenofobia, dal populismo e infine dal trionfo dell’ignoranza!

Io la Leva l’ho fatta: nel 1999-2000 come ufficiale di complemento. L’ho fatta perché sono un asino che non dava abbastanza esami, mentre i miei coetanei surfavano sulle creste dei rinvii universitari fino ad approdare a Riformato Beach, ma l’ho fatta come ufficiale perché sono un paraculo che per 13 anni è riuscito a convincere maestre e professori che gli piacesse studiare quando in realtà gli piaceva solo ascoltare e pensare (non tutti ci cascarono, in realtà… complimenti, professor Manovella: lei aveva capito tutto!).

Dopo due mesi e mezzo di corso in quella reggia che risponde al nome di Accademia Navale di Livorno sono andato a destinazione, e lì ho visto i “trupponi”, i quali mi hanno dato un’idea, per  pallida e fosca che fosse, di come si svolgesse veramente il servizio di Leva. Quando qualcuno dice che il servizio di Leva era un’esperienza di vita e un’occasione speciale per incontrare persone diverse, posso testimoniare che tutto ciò è assolutamente vero! Quello che solitamente viene trascurato di aggiungere è che si trattasse di un’esperienza di vita che non auguro a nessuno, come non auguro una colica renale o una colonscopia; e per quanto riguarda le persone che si incontravano, meglio stendere un velo.

Non che fossero tutti da buttare via, questo no… ma se per mangiare una mela buona devo cogliere un intero frutteto e ingoiare chili e chili di frutta marcia, acerba o schifosa, beh: preferisco farmi il solito panino.

E alla fine della ferma, a nessuno gliene fregava niente della mia cosiddetta “esperienza di vita”: non ho trovato alcun datore di lavoro impressionato a questo mia voce sul curriculum, tanto meno interessato o intenzionato di metterla a frutto in qualsivoglia modo. Quindi in sostanza a cosa mi è servito il servizio di Leva? Dal mio punto di vista a prendere 11 mesi di ottimo stipendio facendo… non posso dirvi cosa, ma io ero un ufficiale. I trupponi di mesi ne facevano 10, praticamente non prendevano stipendio ma posso dirvi cosa facevano: niente. O meglio: niente di veramente costruttivo: cucinavano per gli altri trupponi, pulivano il circolo per gli altri trupponi, stavano svegli la notte durante le guardie insieme ai volontari (quelli sì che venivano pagati), portavano fogli da un ufficio all’altro, i migliori, quelli più intelligenti, istruiti ed educati rispondevano al centralino, ma non mi risulta abbiano fatto fortuna nel ramo dei callcenter.

Dev’essere stata una vera toccasana per le Forze Armate la diffusione della posta elettronica: dopo l’abolizione – pardòn: sospensione – della Leva obbligatoria non c’erano più giovani sfaccendati a cui dare fogli importantissimi da scortare fino al lontanissimo ufficio del piano di sotto; forse hanno anche abolito il centralino…

Insomma: dire che la Leva obbligatoria sia stata, per lo meno negli ultimi anni della sua esistenza, sostanzialmente svantaggiosa per lo Stato Italiano non è una tesi difficile da dimostrare: una quantità ben più contenuta di professionisti addestrati e stipendiati è infatti in grado di svolgere lo stesso servizio di una caserma di coscritti svogliati con costi ridotti, strutture ridotte e risultati migliori. Se dunque il servizio di Leva è concettualmente – lo dice la parola stessa – un servizio che il cittadino deve offrire per il bene dello Stato, ne consegue che esso sia svantaggioso nel momento in cui allo stato costi più di quanto non renda. Il tutto senza far perdere un anno di tempo a tanti giovani aspiranti medici, ingegneri, programmatori, panettieri, contadini o… disoccupati.

…Tralasciamo poi la parte sulle saponette…

Come fare dunque per fare apparire la Leva vantaggiosa agli occhi della gente? Facile: è sufficiente invertire i ruoli delle forze in gioco, mettendo la Resistenza al posto della Potenza e viceversa. Se prima era il cittadino a dover offrire un servizio allo Stato, adesso si cerca di far passare il messaggio secondo cui è lo Stato ad offrire al cittadino la possibilità di fare un’esperienza di vita formativa – e il tutto assolutamente gratis! Vi danno anche da mangiare e biancheria pulita! Wow! Dove devo firmare?

Vi do una notizia: se volete firmare, lo potete fare anche subito. Non è necessario attendere che un megalomane che nella sua vita probabilmente non è mai andato oltre al grado di caporale (come Hitler) reintroduca la Leva obbligatoria: se volete arruolarvi, le Forze Armate vi attendono. Certo: vaglieranno dei requisiti ed eviteranno di mettere una divisa sformata addosso a un ragazzino che si regge in piedi a mala pena o che non sa neppure scrivere il suo nome, ma questo perché fare il militare è un mestiere serio che richiede gente seria, coscienziosa, preparata e soprattutto affidabile.

PS: Ma le baionette si usano ancora?

4 pensieri su “Della Leva ed altre Forze

  1. Come sai, io invece ho fatto il servizio incivile – utile come un maglione di lana nel deserto, di giorno, perché nessuno controllava a quali organizzazioni venisse concesso di stipulare una convenzione per gli schiavi obiettori male pagati (o, nel mio caso, NON pagati).
    Comunque, sempre meglio che fare il militare, concetto per cui ho sempre provato ripugnanza (di leva o meno) e chiunque voglia ripristinare questo inutile atavismo della coscrizione, spero si ritrovi coscritto a sua volta e costretto al peggio del peggio della leva.
    Io preferirei dormire in un nido di vipere, piuttosto – meglio quelle reali dei velenosi serpenti metaforici!

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